“NO alla manifestazione di casa pound a Terni” SEL scrive a Prefetto, Questore e Sindaco

Terni, 11.02.2015

All’attenzione del Prefetto di Terni,
S.E. Dott. Gianfelice Bellesini
nonché del Questore Dott. Carmine Belfiore
e del Sindaco On. Dott. Leopoldo Di Girolamo

Apprendiamo con viva preoccupazione l’intenzione manifestata dal movimento fascista CasaPound di organizzare, per la data del 15 febbraio, un corteo che dovrebbe snodarsi per le vie dell’intero centro cittadino. Non è questa la sede per affrontare un dibattito sulla natura e gli scopi di un’organizzazione antidemocratica quale è CPI, ci limitiamo a sottolineare l’assoluta inopportunità ed i possibili rischi legati allo svolgimento di tale manifestazione.
Ricordiamo due anni fa, in un’analoga circostanza, quando nel pomeriggio a sfilare a Terni in testa al corteo c’erano, provenienti da fuori città, gli stessi individui resisi protagonisti al mattino a Civita Castellana della violenta interruzione di una manifestazione elettorale di Sandro Ruotolo; ricordiamo il clima di forte tensione venutosi a creare il 15 febbraio dello scorso anno; ricordiamo soprattutto i gravissimi fatti accaduti il 16 maggio 2014, durante la campagna elettorale, quando, prima di un comizio, un gruppo di esponenti di CPI, anche questa volta spalleggiati da elementi provenienti da fuori città, guidati dallo stesso segretario provinciale del movimento e all’epoca candidato sindaco si sono resi protagonisti di una vera azione squadrista, introducendosi all’interno della Biblioteca Comunale ed aggredendo a freddo un ragazzo.
Questi sono i fatti più eclatanti a livello cittadino, mentre da tutta Italia si susseguono le notizie dei gravi atti di violenza che vedono protagonisti militanti del movimento neofascista (ieri sera a Trento, e poche settimane fa a Cremona). La presenza di CPI rappresenta una vera e propria emergenza di ordine pubblico, trattandosi di un movimento che ripudia apertamente i fondamentali principi democratici, e non disdegna, ed anzi rivendica, una pratica politica fondata sulla violenza squadrista e l’intimidazione.
In questo contesto si colloca l’annunciato corteo del prossimo 15 febbraio. Oltre alle ragioni di sicurezza e di ordine pubblico, si evidenzia inoltre come domenica 15 febbraio rappresenti il cuore degli eventi legati alla celebrazione di San Valentino, per l’occasione è previsto un forte afflusso di visitatori provenienti da fuori città, e nel corso della mattinata si svolgerà la tradizionale maratona: il coincidere di tali manifestazioni con il corteo fascista, le tensioni che ne possono con molta probabilità derivare ed una forte presenza di forze dell’ordine, che finirebbero per “militarizzare” il centro storico, rischiano di provocare anche un forte danno di immagine per la città.
Per le ragioni sin qui citate, come Circolo SEL di Terni, certi di rappresentare la voce di larga parte della cittadinanza democratica ternana, chiediamo che venga valutata con attenzione l’opportunità di permettere lo svolgimento di un corteo dai caratteri profondamente provocatori e strumentali.
Convinti che saprà dare ascolto alle istanze che abbiamo formulato, Le porgiamo i nostri distinti saluti.

Circolo SEL Terni

12 dicembre sciopero generale nazionale

Il 12 dicembre fermiamo l’Umbria300x300

SEL Terni aderisce allo sciopero generale di venerdì 12 dicembre contro il Jobs Act e la legge di stabilità. Perché il Paese ha bisogno di tutto tranne che delle ricette/slogan di questo Governo.

Concentramento ore 10 in piazza Mascio (davanti al centro per l’impiego). Intervengono Gino Venturi, segretario generale della Uil di Terni, e Fabrizio Solari, della segreteria nazionale Cgil.

HUMAN FACTOR

Se sei arrivato fin qui HFLABbannere hai buone idee da mettere in comune, questo è il momento per farlo. Dicci di te, dei tuoi progetti, del sogno di un mondo migliore, sostenibile e giusto. Non sopportiamo la difesa d’ufficio delle ingiustizie esistenti. Ci attrae invece la frontiera di nuove conquiste per gli uomini e le donne… Raggiungiamole insieme, ci vediamo a HUMAN FACTOR.

23, 24, 25 GENNAIO 2015 – MILANO

http://www.humanfactorlab.it/

Discarica AST: da problema a opportunità

Terni e, con essa, l’Acciaieria stanno vivendo momenti fondamentali per il loro futuro.
Abbiamo più volte detto che la crisi del settore sconta la totale assenza di un piano industriale nazionale, aggravata dal ruolo ambiguo delle istituzioni europee, e dalla preponderanza delle logiche finanziarie su quelle produttive nell567e decisioni dei soggetti economici, in primis le multinazionali.
In realtà, l’acciaieria di Terni potrebbe essere un modello avanzato a livello mondiale sia per l’alta qualità dei prodotti che per l’attenzione concreta alle problematiche ambientali in grado di garantire anche una riduzione in termini di costi gestionali.
Oltre al teleriscaldamento dei quartieri limitrofi l’acciaieria (troppe “annunciazioni” e poche realizzazioni…), si prenda ad esempio la gestione delle scorie residue delle lavorazioni.
Le scorie delle acciaierie da grave problema ambientale della conca ternana possono diventare opportunità di sviluppo per il sito stesso.
Difatti, uno studio promosso dall’Arpa e sviluppato dall’Università di Trieste e da un gruppo di imprenditori ternani, ha permesso la costruzione di un macchinario prototipo in grado di recuperare materiali ferrosi ed inerti dagli scarti di lavorazione che attualmente finiscono nella discarica di Pentima, contribuendo ad alimentare le problematiche connesse.
La parte ferrosa, infatti, potrebbe essere restituita alla stessa Ast, mentre la parte inerte potrebbe essere impiegata per la realizzazione di composti per il manto stradale o altri usi.
Il progetto c’è, e c’era anche un accordo di massima con la precedente direzione della Thyssenkrupp, con l’investimento economico sostenuto da una cordata di imprenditori locali.
Oltre ad evitare nuovi ingressi nella discarica, in una seconda fase di sviluppo del progetto si potrebbe intervenire direttamente sui rifiuti giacenti nel sito, andando a diminuire sensibilmente il problema dell’inquinamento relativo.
Tale piano può e deve essere inserito nelle trattative che si stanno faticosamente portando avanti in questi giorni e deve essere sostenuto con forza dall’Amministrazione Comunale e dalla Regione Umbria anche perché insiste sul fronte della riduzione dei costi, uno dei punti maggiormente critici in campo.
Questa è una cartina al tornasole del futuro delle acciaierie di Terni: solo con un serio piano di investimenti anche da un punto di vista ambientale si può seriamente credere ad un futuro dell’Acciaio a Terni.

Circolo SEL Terni, 5 novembre 2014

AST: intervista a Claudio Carnieri

dal sito nazionale di Sinistra Ecologia Libertà

Intervista a Claudio Carnieri: «Senza le acciaierie di Terni non ci può essere una politica industriale italiana»

Alle Acciaierie di Terni sono giorni difficili. I lavoratori sono in sciopero permanente e sono in attesa di capire che ruolo il governo italiano intende giocare per il loro futuro. Ma in gioco non ci sono solo le vite di centinaia di famiglie, c’è qualcosa di ancora più grande: la politica industriale di una nazione.

Per capire meglio di cosa stiamo parlando abbiamo parlato cocn Claudio Carnieri ex presidente della regione Umbria e oggi presidente dell’agenzia Umbria Ricerche. Conosce bene l’acciaieria di Terni, suo padre era operaio della fabbrica ed è stato testimone in prima persona, quando governava la regione, dell’arrivo dei Thyssen nel sito industriale.

Ci dice come si vive in Umbria oggi?

Vorrei partire intanto dando un dato di cui si parla molto in questi tempi, la portata della crisi che si vede dal Pil. Se infatti la crisi si è abbattuta pesantemente su tutto il paese Italia provocando una perdita del Pil di 9 punti, nella nostra regione si è registrata una perdita del Pil pari a 12 punti. Sono dati della Banca d’Italia presentati a maggio di quest’anno e si vede che la crisi ha pesato di più sull’Umbria che in altri parti del paese. E si vede chiaramente come l’economia umbra dipenda molto dal mercato interno e dalla domanda. E come ci sia una carenza di internazionalizzazione.

Quindi la chiusura degli impianti di Terni potrebbe avere ricadute ancor più pesanti per la regione…
Sicuramente. Ma ci terrei a dire una cosa. La vicenda della Thyssen è prima di tutto una vicenda italiana ed europea. E poi anche una grande vicenda umbra e ternana. La Terni è quasi il 20% del Pil della Regione. E dunque la vicenda di Terni è un pezzo fondamentale della dinamica della siderurgia italiana.

Ci spiega perché Terni è così importante?
Si può dire che la produzione dell’acciaio in Italia ha ormai tre siti fondamentali che hanno tutti gravissimi problemi aperti: Terni, Taranto e Piombino. La principale differenza è che a Terni c’è una struttura di straordinario livello tecnologico e di qualità, non solo a livello italiano ma europeo. E’ di proprietà della Thyssen, certo, ma è anche un pezzo fondamentale dell’apparato produttivo nazionale. Il governo italiano non può pensare di fare una politica siderurgica che è parte fondamentale di una politica industriale senza fare un discorso su Terni.

La situazione attuale è tesa e complessa alle acciaierie. Incominciamo a determinare quali sono i piani di questa vertenza. C’è il lavoro, la città e…
Il problema vero è il piano industriale di Thyssen. Questo è il punto cruciale. La competitività dell’area ternana, degli stabilimenti di Terni è legata al fatto che si tratta di un sito integrato. Significa che ha un area a caldo e un area a freddo. Avere l’area a caldo significa avere una molteplicità di possibilità tra le quali la fucinatura, oltre che la lavorazione dell’acciaio. Significa avere una grande flessibilità per rispondere alle esigenze del mercato che non è solo continentale ma mondiale. Quindi, come ho detto, sono impianti avanzati e non obsoleti.

La prima ferita che ha avuto Terni, ed è in conseguenza di questa che siamo arrivati a questo punto, ha origine quando la Thyssen decise di vendere tutta la sua conglomerata siderurgica, che aveva organizzato nel gruppo Inoxum e di cui faceva parte Terni, e di venderla ai finlandesi di Outokumpu. E’ poi venuta la sciagurata decisione dell’Unione europea di applicare a questa nuova multinazionale l’idea del rispetto della concorrenza europea.

Ci può spiegare meglio?
Thyssen aveva una grande area di produzione siderurgica che aveva componenti in tutto il mondo, dall’Alabama al Messico, dagli stabilimenti in Germania a Terni in Italia e a Shanghai in Cina. Quando si è riorganizzata un paio di anni fa, ha creato una conglomerata e l’ha chiamata Inoxum per poi venderla ad una multinazionale finlandese, la Outokumpu. A quel punto però è intervenuta l’Unione europea, anzi più precisamente la parte della Commissione che si occupa della concorrenza, dichiarò che per essere in regola la Outokumpu si doveva sbarazzare di una quota di produzione perché altrimenti si sarebbe trovata in violazione delle norme che regolano la concorrenza in Europa. In pratica la Commissione europea ha avanzato un criterio della concorrenza continentale che si può applicare alle “mele e alle pere”, ma che non si può applicare all’acciaio che invece sottostà a una mercato competitivo mondiale.

A quel punto cosa è successo?
A quel punto Thyssen si è ripresa la Terni ed un’altra azienda produttrice molto sofisticate delle leghe e ha cominciato a pensare a che farne considerando che da tempo non voleva più avere una inclinazione siderurgica come aveva avuto in passato. C’è stata dunque una lunga fase d’incertezza, come se le acciaierie di Terni fossero state “senza padre e senza madre”.

Ora siamo arrivati al punto di scelta. Il piano industriale avanzato da Thyssen aveva puntato ad un ridimensionamento delle acciaierie colpendo l’area a caldo, in pratica chiudendo uno dei due forni. Perciò quel piano è stato respinto dai lavoratori, dalle organizzazioni sindacali, e dalle istituzioni locali e regionali. La prima questione da risolvere e che Thyssen avanzi su Terni un piano industriale coerente con la qualità industriale del sito. Terni è infatti un sito, come detto, molto avanzato per la tecnologia e soprattutto per la qualità integrata degli impianti. Per qualità integrata significa che le tipologie di lavorazione dell’acciaio sono più ampie. Gli impianti di Terni, dove ci sono due forni, la cosiddetta area a caldo, è molto competitiva perché può produrre sia laminati inox ma anche il titanio. E soprattutto è possibile la costruzioni di grandi manufatti, ad esempio come i grandi rotori per le centrali di energia elettrica, cioè lavori di fucinatura. Questa è la prima questione centrale impedire che ci sia un ridimensionamento delle acciaierie di Terni.

Quali condizioni potrebbero essere messe in campo per permettere a Thyssen di presentare un piano industriale? Si è parlato di una riduzione dei costi energetici…

Questa è il grande punto della siderurgia italiana. Terni è diversa dall’impianto di Taranto dove arrivano materiali ferrosi e devono essere usati procedimenti come quelle delle cookerie (a carbone). A Terni si lavorano i rottami, e si lavorano usando energia elettrica. Per questo è una siderurgia molto avanzata e anche ambientalmente più sostenibile.

E sulla questione lavoro e politiche industriali che cosa pensa?
Io credo che sono tre i punti che vanno tenuti insieme. Il primo punto. Mantenere il carattere integrato di questo sito avanzato della siderurgia italiana. Thyssen vuole ridimensionarlo e ha proposta di chiudere un forno. Questo è un errore e sorge qualche dubbio sul perchè. Quando Thyssen ha venduto il conglomerato Inoxum ai finlandesi, due degli impianti che si trovavano in Germania avrebbero dovuto chiudere o avere una riconversione ma oggi si è deciso di tenerli aperti e ci si sta investendo. L’idea di ridimensionare l’area ternana potrebbe avere come obiettivo quello di favorire quei due impianti tedeschi. Quindi il primo obiettivo del piano industriale Thyssen dovrebbe essere quello di salvaguardare il carattere integrato dell’impianto e garantire la produzione di almeno un milione di tonnellate di acciaio. Perché se si chiude un forno significa che hai intenzione si spostare una quota di mercato da qualche altra parte.

Secondo punto. Ci sono problemi di costi e qui il governo italiano deve fare la sua parte, non solo per Terni, ma anche per Piombino e Taranto. Perchè se l’Italia vuole avere una politica siderurgica che sarebbe fatta in Italia dagli indiani a Piombino, dai tedeschi a Terni e dai franco-indiani a Taranto, il governo di Roma deve avanzare una proposta sul costo dell’energia che non varrà solo per Terni.

Poi c’è il costo del lavoro. Il governo italiano deve spingere il gruppo Thyssen, qualora fosse necessario affrontare problemi relativi al lavoro, ad utilizzare strumentazioni avanzate come i contratti di solidarietà che salvaguardino la qualità del lavoro di Terni dove si trova un qualità della manodopera altamente specializzata e profondamente legata ai destini dell’azienda come ne fa parte tutta la città.

Terzo punto. Terni non è solo acciaio. E’ una grande area industriale. L’Unione Europea, ma anche l’Italia, ha detto negli ultimi tempi dopo le sciagurate politiche degli ultimi 20 anni che è necessario riprogettare una nuova fase delle politiche industriali. Obiettivo portare il Pil del manifatturiero europeo al 20%. Allora Terni ha bisogno anche di strumenti finanziari e di politiche di accompagnamento perché una nazione che vuole fare politiche industriali lo potrà fare prima di tutto in quelle aree dove l’industria è anche l’anima urbana. A Terni l’acciaieria non è una intrusa è il cuore storico di Terni. Tutti sanno in Italia ed in Europa che la siderurgia italiana incomincia nel 1884 con le acciaierie di Terni. Queste radici antiche e feconde si sono viste quando la cittadinanza intera si è fermata per difendere quei posti di lavoro.

E poi c’è da tenere a mente quella pessima esperienza del 2004 ricordata recentemente dal presidente di Federacciaio Antonio Gozzi amministratore delegato di Duferco, la multinazionale spagnola. Gozzi ha ricordato come nel 2004 francesi e tedeschi si misero d’accordo per portare via da Terni le centomila tonnellate di acciaio magnetico che si producevano per dividerselo in impianti meno tecnologicamente avanzati di quelli italiani. Così è potuto accadere che l’Italia che era esportatrice di acciaio magnetico ed era una grandissima utilizzatrice per la propria industria meccanica e del bianco (elettrodomestici) per qualche anno è diventata importatrice. E non è un caso che Arvedi, forse il miglior imprenditore siderurgico privato italiano, ha deciso recentemente a produrre l’acciaio magnetico. Ma allora gli stabilimenti di Terni vennero “derubati” di quelle produzioni. Non deve accadere un’altra volta.

E poi c’è una considerazione più di fondo che voglio fare: la lotta dei lavoratori delle acciaierie ci dice ancora una volta quanto fondamentale sia il lavoro per la democrazia e per i diritti. Quelle manganellate sono una ferita che resterà a lungo e che Terni conosce bene nella sua storia del ‘900, quando un operaio, Luigi Trastulli, venne ammazzato durante un corteo degli operai delle acciaierie che erano scesi in lotta per la pace. Ci ricorda anche le drammatiche giornate del 1952/53 quando vennero licenziati 2700 operai e ci volle tutta l’intelligenza del lavoro per non fare degradare la città di Terni.

Un altro ricordo ancora. Nel 1989 a Terni facemmo una durissima battaglia per difendere l’impiantistica delle acciaierie quando il governo italiano con l’Ilva aveva messo insieme acciai comuni e acciai speciali. Quella lotta conquistò un investimento, fu l’ultimo della Finsider, di oltre 300 miliardi di vecchie lire che consentirono alla Terni di rinnovarsi completamente in modo che nel 1994 quando ci fu la privatizzazione divenne un sito appetibile per molti, dai francesi ai tedeschi. Quindi Terni e l’Umbria devono tanto alla forza e all’intelligenza delle lotte delle acciaierie di Terni.

http://www.sinistraecologialiberta.it/notizie/intervista-a-claudio-carnieri-senza-le-acciaierie-di-terni-non-ci-puo-essere-una-politica-industriale-italiana/

25 ottobre: Fate il lavoro, non fate la crisi

Lavoro, Dignità, Uguaglianza. Per cambiare l’Italia.

La Cgil torna a Piazza San Giovanni con questi temi per chiedere un piano straordinario per l’occupazione, per difendere i diritti. (http://www.cgil.it/News/PrimoPiano.aspx?ID=22511).

Sinistra Ecologia Libertà parteciperà alla manifestazione contro il Jobs Act in difesa della democrazia (http://www.sinistraecologialiberta.it/politica/fate-il-lavoro-non-fate-la-crisi/).

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Elezioni nuova Provincia

Tra pochi giorni saranno rinnovati gli organismi della nuova Provincia (Presidente e Consiglio) che affiancheranno l’Assemblea dei Sindaci nella gestione delle deleghe che la legge gli affida.
Quindi, al netto della propaganda di questi anni, l’ente Provincia continua ad operare, pur in un quadro di incertezze normative ed economiche; la riforma che le ha riorganizzate lascia, infatti, alle Provincie compiti significativi senza chiarire, ancora oggi, quali saranno le risorse per adempiervi.
L’unica certezza è che i cittadini saranno espropriati del diritto di scegliere i propri rappresentanti.
Una riforma fatta male, che non semplifica i livelli di governo, non riduce significativamente i costi ma taglia spazi di rappresentanza e quindi di democrazia.
Gestiranno comunque servizi importanti per i cittadini, quali ad esempio l’edilizia scolastica per gli Istituti superiori, la manutenzione delle strade extraurbane e l’ambiente e dovranno farlo valorizzando al meglio le professionalità esistenti all’interno dell’Ente.
Per questo abbiamo inteso partecipare attivamente candidando nella lista del centrosinistra Marco Rosati, dirigente provinciale di Sinistra Ecologia Libertà, nonchè consigliere provinciale uscente che in questa veste si è già distinto particolarmente per l’impegno nel lavoro di rappresentanza delle comunità più piccole e periferiche, come sul fronte della lotta alle spese inutili ed alla necessità di razionalizzare i costi.
Quella di Rosati è una candidatura che sta raccogliendo consensi che vanno oltre il nostro Partito; lavoreremo fino all’ultimo per un ampio sostegno, perchè riteniamo importante che nella prossima assemblea, vi sia una presenza politica plurale in grado di rappresentare l’intera coalizione di centrosinistra che amministra tante realtà della nostra provincia.

Luciano Zara
Responsabile Enti Locali Federazione Provinciale Sinistra Ecologia Libertà

Terni, 8 Ottobre 2014

4 ottobre: fate il lavoro non fate la crisi

Sabato 4 ottobre tutti e tutte a Roma a manifestazione nazionale in piazza Santi Apostoli, per una nuova politica economica e per dire basta ai fallimenti dell’austerità. Saranno con noi a Roma ed interverranno tanti esponenti della sinistra italiana, della cultura, di movimenti e di sindacati perché il Paese cambi verso davvero, al di là delle parole (http://www.sinistraecologialiberta.it/politica/fate-il-lavoro-non-fate-la-crisi/).

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Airaudo: il Governo agisca con più incisività per scongiurare i licenziamenti alla AST-TK di Terni

Già nei giorni scorsi, mentre erano in corso le mobilitazioni dei laastvoratori a Terni, Giorgio Airaudo – Responsabile Nazionale Lavoro di Sel – era intervenuto per segnalare la necessità ‘che Palazzo Chigi si attivi per garantire l’occupazione e l’ambiente nelle tante crisi aperte, come stanno chiedendo i lavoratori delle acciaierie di Terni costretti ad importanti azioni di protesta per difendere il posto di lavoro.”
A seguito di quanto accaduto lo stesso Airaudo e il Senatore di Sel Antonio Placido, hanno depositato un’interrogazione a risposta immediata in Commissione Lavoro, rivolta al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per conoscere “quali iniziative il Ministro del lavoro ha intrapreso o intenda intraprendere al fine di scongiurare la perdita di posti di lavoro diretti e nell’indotto presso la AST di Terni”.
Nella stessa interrogazione si rimarca che “L’amministratore delegato avrebbe accolto la richiesta del ministro di sospendere nel frattempo gli atti unilaterali riguardanti la contrattazione aziendale e l’annunciata procedura di mobilità […]: è un fatto positivo e un primo risultato della straordinaria mobilitazione messa in atto dai lavoratori e dai sindacati in questi giorni. Un atto necessario, ma di per sé non sufficiente ad offrire le necessarie garanzie per il futuro di Ast.
La delicatezza che ha assunto la vicenda sia per la sua strategicità produttiva che per l’impatto occupazionale, ma anche per le vicende di ordine pubblico e di ricaduta sociale che si stanno realizzando, richiedono che dopo il primo intervento tampone del Ministro dello sviluppo economico, si realizzi un’azione più incisiva e complessiva del Governo tesa a rimuovere le posizioni oltranziste messe in campo dall’azienda e a operare ogni sforzo per scongiurare i licenziamenti.
In particolare è necessario che tale azione coinvolga direttamente il Ministro del lavoro,a partire dalla sua partecipazione al tavolo di confronto fissato per il 4 settembre.”
All’interrogazione sarà data risposta nel question-time di domani in Commissione Lavoro. Di seguito, il testo integrale depositato.

Terni, lì 5 Agosto 2014

Interrogazione a risposta immediata in Commissione lavoro
Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   ThyssenKruppha confermato a metà luglio che nell’ambito del nuovo piano industriale perla Acciai Speciali Terni (Ast) sono previsti una riduzione di costi in tutte le aree (operative, strutturali, vendita e organico) di oltre 100 milioni di euro l’anno e un ridimensionamento del personale di circa 550 dipendenti, prevedendo anche una chiusura del secondo forno entro il 2015-16;
   i vertici di ThyssenKrupp Business Area Materials Services e Acciai Speciali Terni — viene scritto in una nota che ha annunciato i punti principali del piano — «hanno incontrato le istituzioni e le organizzazioni sindacali per un confronto in merito al piano industriale di Acciai Speciali Terni (Ast), che mira a un rilancio dell’azienda ternana come player sostenibile nell’industria dell’acciaio inossidabile»;
   negli ultimi anni, viene quindi sottolineato, Ast «ha attraversato un periodo difficile, che ha comportato delle perdite significative attribuibili alle avverse condizioni di mercato e a inefficienze strutturali comprendenti il mix di prodotto e il contenimento del raggio di commercializzazione a livello territoriale». Per l’azienda, che è stata integrata nella divisione business area materialsservices «al fine di beneficiare nel miglior modo della presenza di ThyssenKrupp sul mercato internazionale», è stato deciso di intraprendere un «piano di azione strategico globale, in grado di ristabilire la profittabilità sostenibile dell’azienda, nonostante il difficile quadro del mercato caratterizzato da un’esistente sovraccapacità»;
   il piano prevede anche «un maggiore focus sui laminati a freddo e un incremento delle vendite rivolte agli utenti finali. Questo nuovo approccio strettamente legato all’andamento del mercato — mette in evidenza TK — presuppone un cambiamento nella produzione che deve limitare i propri volumi in base alle vendite redditizie. Ciò comporta l’incremento delle capacità nella produzione dei laminati a freddo affiancata da un’ottimizzazione dell’efficienza nella fase liquida e una contemporanea chiusura del secondo forno entro il 2015/2016. La chiusura del secondo forno potrebbe essere riconsiderata — avverte l’azienda — solo se le condizioni di mercato miglioreranno notevolmente e tutti gli obiettivi saranno stati raggiunti»;
   la società — conclude la nota — «è fermamente convinta che tali misure siano ben ponderate e indispensabili per garantire il futuro di Acciai Speciali Terni e il suo valore per i propri stakeholder»;
   le istituzioni umbre hanno dichiarato che il piano dell’Ast «così come presentato è irricevibile». Per la presidente della regione e per i rappresentanti degli altri enti locali il piano «necessita di sostanziali e profonde modifiche a cominciare dalla questione dell’occupazione e delle prospettive industriali dell’intero sito di Terni»;
  anche i sindacati dei metalmeccanici Fiom Fim e Uilm hanno definitivo inaccettabile il piano presentato da ThyssenKrupp per l’Ast di Terni e hanno avviato una mobilitazione immediata;
per tutta la notte del 31 luglio centinaia di operai, che nella mattinata avevano protestato bloccando per alcune ore l’autostrada del Sole nei pressi del casello di Orte, hanno assediato la palazzina degli uffici Tk-Ast dove dal pomeriggio era in corso il Consiglio di amministrazione aziendale;
tuttavia l’amministratore delegato di Tk-Ast, Lucia Morselli, sembra non aver mutato di una virgola le sue intenzioni riguardo il piano industriale che prevede 550 licenziamenti diretti in due anni. Tagli che si porterebbero dietro altrettante interruzioni di rapporti lavorativi tra le aziende dell’indotto;
anche l’Unione Europea è intervenuta, nell’ambito di un vertice tra sindacati e istituzioni, svoltosi a Roma. Il nuovo Commissario all’Industria, Ferdinando Nelli Feroci, ha annunciato l’intenzione di agire insieme a Joaquin Almunia, vicepresidente dell’esecutivo europeo e, soprattutto, responsabile della Commissione Concorrenza, nei confronti della quale Thyssen aveva dato garanzie sul piano industriale che avrebbe poi presentato per Ast;
la Commissione infatti aveva giudicato Thyssen con “suitable buyer”, cioè un acquirente idoneo proprio per quanto promesso in sede di proposta di acquisto del polo siderurgico ternano dalla finlandese Outokumpu;
a quanto si apprende da una nota del ministero dello Sviluppo economico, la mattina del 1 agosto il ministro Federica Guidi avrebbe incontrato l’amministratore delegato “per un esame della grave situazione che si è determinata nelle ultime ore”. Il ministro avrebbe confermato all’amministratore delegato la convocazione per il giorno 4 settembre 2014 del tavolo di confronto (già concordato anche con le organizzazioni sindacali), sul piano industriale illustrato dall’azienda nelle scorse settimane. L’amministratore delegato avrebbe “accolto la richiesta del ministro di sospendere nel frattempo gli atti unilaterali riguardanti la contrattazione aziendale e l’annunciata procedura di mobilità”;
secondo i sindacati umbri la notizia che l’ad avrebbe accolto la richiesta del ministro allo Sviluppo economico e avrebbe accettato di incontrare il 4 settembre i sindacati è un fatto positivo e un primo risultato della straordinaria mobilitazione messa in atto dai lavoratori e dai sindacati in questi giorni. Un atto necessario, ma di per sé non sufficiente ad offrire le necessarie garanzie per il futuro di Ast;
lo sforzo di lavoratori e
sindacati per riaprire la partita è stato straordinario, arrivando a coinvolgere l’intera città di Terni;

la delicatezza che ha assunto la vicenda sia per la sua strategicità produttiva che per l’impatto occupazionale, ma anche per le vicende di ordine pubblico e di ricaduta sociale che si stanno realizzando, richiedono che dopo il primo intervento tampone del Ministro dello sviluppo economico, si realizzi un’azione più incisiva e complessiva del Governo tesa a rimuovere le posizioni oltranziste messe in campo dall’azienda e a operare ogni sforzo per scongiurare i licenziamenti,
in particolare è necessario che tale azione coinvolga direttamente il Ministro del lavoro, a partire dalla sua partecipazione al tavolo di confronto fissato per il 4 settembre –:
quali iniziative il Ministro del lavoro ha intrapreso o intenda intraprendere, nell’ambito dell’azione del Governo e delle sue competenze, al fine di scongiurare la perdita di posti di lavoro diretti e nell’indotto presso la AST di Terni.
AIRAUDO, PLACIDO

AST: nota di Nicola Fratoianni, coordinatore nazionale SEL

La situazione della Thyssenkrupp di Terni induce alla mastassima preoccupazione e reclama un intervento urgente delle istituzioni a partire dal Governo nazionale. Si tratta innanzitutto della vita e del futuro di 550 lavoratori, per lo più giovani e non in condizione di accedere a prepensionamenti, direttamente minacciati dai licenziamenti. Ma al di là del dramma di queste famiglie ci sono le ricadute sull’indotto, l’incertezza sul futuro di un impianto di 2800 dipendenti, la minaccia agli equilibri sociali di un’intera città e della stessa regione: il piano presentato dall’AST infatti si concentra sugli aspetti finanziari (taglio dei costi, riduzione delle spese) e non avanza proposte convincenti sul futuro produttivo dell’impianto e sulle sue prospettive di mercato. Rischia così di passare anche da Terni quel declino industriale dell’Italia che sembra non interessare al Governo e al presidente Renzi, troppo impegnato forse a mostrare i muscoli a chiunque muova obiezioni alle sue sbrigative riforme istituzionali.
Sinistra Ecologia Libertà ed il suo gruppo parlamentare sono a disposizione dei lavoratori e delle istituzioni locali e impegnati a portare ogni possibile contributo affinché la vertenza possa avere il giusto rilievo nazionale ed internazionale ed approdare ad una soluzione positiva.

Nicola Fratoianni, coordinatore nazionale Sinistra Ecologia Libertà

Roma, 1 Agosto 2014